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La congrega "Maria SS. dei Sette Dolori" oltre a rappresentare uno degli elementi caratterizzanti del movimento corporativo medievale, ha avuto il privilegio di tramandare e riproporre, fino ai giorni nostri, il mistero centrale della nostra salvezza, cioè la passione e morte di Gesù, con l'imponente processione dei misteri. Il resto lo si deve al popolo, orante e partecipe, che, depositario di ricchezze semplici, spirituali e sincere, di tanta spontaneità, ha fatto e fa da corona a questo evento, arricchendolo di suggestività, pietà e folkore.

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Corigliano risente fortemente di questa presenza e gli archivi delle parrocchie più antiche come S. Maria Maggiore e S. Pietro ce ne danno testimonianza. Alle confraternite veniva affidata l'animazione, in sintonia con il clero, di alcune solennità come il Corpus Domini e di festività santissime a Corigliano, che culminavano con partecipate processioni: S. Giovanni (Ss. Rosario), S. Giuseppe, S. Lucia e l'Immacolata.

 

Esse pertanto, operavano attivamente nelle chiese di appartenenza. Nelle diocesi di Rossano ne rinveniamo 81, di cui 14 risultano essere state fondate in Corigliano. Secondo gli storici, la confraternita Maria Ss. dei sette Dolori fu fondata verso la fine nel 1700 ed è citata come la seconda per fondazione essendo la prima quella di S. Giacomo Apostolo. Secondo un atto pubblico redatto dal notaio Misciagna da Corigliano del 1/9/1727 la congrega fu fondata da: Domenico Stasi, Domenico Caruso, Giuseppe Martino, Diego Sabatino, Giacomo Orlando, Agostino Bianco, Giuseppe Briola, Leonardo Bova, Giobatta Sabatino, Giuseppe Guircione e Giuseppe Biglisi con i seguenti scopi: 

1. Accrescere e aumentare il culto della Vergine Addolorata;

2. Ogni sabato questua in città, in campagna solo durante il tempo della raccolta del grano e della produzione dell'olio;

3. Assistenza e partecipazione alle Sacre funzioni;

4. Ss. messe in suffragio dei confratelli defunti.

La carità, le elemosine, la cerca degli alimenti da devolvere ai bisognosi, la solidarietà tra i "fratelli" che stava alla base di tutto e si perpetuava fino alla morte e anche dopo (messe in suffragio, accompagnamento del funerale, ecc..), contraddistinguevano questa confraternita che nel 1778 rinnovava il proprio statuto e il 17/9/1801 fu munita di regio Assenso da Ferdinando IV di Borbone che, con tale atto, ne sancì l'ufficialità.

 

Lo statuto fu riscritto ancora una volta quando dal Regno di Napoli, il 16 luglio 1822, fu rilasciata l'autorizzazione della "...fondazione di una confraternita sotto il titolo dell'Addolorata...".Nel corso degli anni, al contrario delle altre che erano formate dalle più svariate categorie sociali (artigiani, contadini, operai, ecc.), la confraternita dell'Addolorata ha assunto la caratteristica di essere formata dai cittadini "delle classi più elevate", tanto da essere definita, fino a non molto tempo addietro, la "Congrega dei nobili". L'abolizione dei titoli nobiliari con l'avvento della Repubblica e l'evolversi della società civile hanno fatto il resto e tali discriminanti sono andate via via scomparendo.

 

Ma se scomparvero i titoli nobiliari e signorili, ne sono stati previsti altri, forse altrettanto discriminatori, quali il titolo di studio o l'appartenenza alla categoria impiegatizia. La congrega, inizialmente, stando a quanto asseriscono voci popolari, era formata da soli uomini e, solo dopo il primo conflitto mondiale, fu aperta anche alle donne.

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Gli scopi 

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Gli scopi che sulla scia dei primi fondatori oggi persegue sono:

1. l'elevazione spirituale degli iscritti e il culto in onore alla Vergine;

2. la solennità del 15 settembre;

3. il pio esercizio in onore del Cuore Addolorato di Maria;

4. il settenario in onore dei sette dolori di Maria;

5. la solenne processione dei Misteri;

 

L'abito

I confratelli vestono un abito composto da un lungo camice bianco cinto ai fianchi dal cingolo di colore azzurro e nero, da una rocchetta (mozzetta) nera, da un cappuccio bianco, da una fascia azzurra posta a traverso sulla rocchetta sulla quale vi è l'iscrizione "Servi di Maria". Le consorelle, fino al 1985, vestivano in nero e indossavano la fascia. Motivi attinenti al decoro del corteo e all'uniformità dello stesso indussero l'amministrazione e il padre spirituale del tempo, all'adozione, anche per esse, di una divisa costituita da un abito in panno nero.

La giuda spirituale del sodalizio è da sempre affidata ad un cappellano di nomina vescovile.

Le Origini della Confraternita
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